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29 ottobre 2014 3 29 /10 /ottobre /2014 16:18

Occuparsi di Georgafia Sacra significa anche amare i luoghi e le persone che li abitaroro; specialmente... le persone "speciali". Dino Campana fu una di queste (uno dei più grandi poeti italiani del Novecento. Il "poeta pazzo"...)

 

 

Cfr. http://www.youtube.com/watch?v=T556ndLGSCU

 

Nel 1917 i miei bisnonni Renzo e Irma ospitarono il poeta Dino Campana, sofferente per la "love story" tragica che stava vivendo in quei mesi con Sibilla Aleramo, praticamente la donna più famosa e corteggiata d'Italia.

dino-campana-e-sibilla-aleramo

 

 

Si confidò con mia bisnonna: questa la lettera che le scrisse:

 

17 • 9 • 1917

Gentile Signora,

le scrivo sperando che non abbia perduta la memoria di me come non l’ho perduta di loro. […]

Come vi penso spesso!

 

Gentile signora pensi queste povere parole e mi creda suo devotissimo

Dino Campana

Marradi (Firenze)

 

Nella prossima parte le foto di Irma, Villa Irma e della lettera inedita originale...

 

Campana2

 

n.b. Si tratta del ritrovamento e della pubblicazione di una lettera inedita di Dino Campana – per chi non avesse colto bene… ;-)

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2 ottobre 2014 4 02 /10 /ottobre /2014 18:20

S1140148

 

Certo un articolo che parla di Geografia sacra senza foto dei luoghi di cui si parla…

Vabbè dai, rimediamo: ieri sono andato in situ, e ho fotografato (e mi son perso in una giungla dove passano solo i cinchiali, piena di spine e arbusti, ma tant'è: il cinghiale è l'animale sacro ai Druidi, pertanto non posso lamentarmi...)

C'erano comunque muri antichi davvero interessanti, e dislivelli nel terreno che evidenziavano strutture sepolte da centinaia di anni:


S1140141.JPG

 

Ma veniamo a noi. Scrivevo nell'erticolo precedente che nell'area atttorno alla Stele c'erano luoghi antichi di un certo interesse.

Sotto, a 100 metri, il luogo coppellato più famoso della zona (facciamo notare che son tutti luoghi panoramici che hanno in basso la Val di Susa e di fronte la Sacra di San Michele):

 

 

S1140126.JPGS1140128

 

 

Dietro le coppelle, tre croci…

 

S1140131.JPG

 

 

 

 

 

 

 

 

... e una coppella rettangolare (croci e rettangolo, un simbolismo trovato in altri siti poco distanti)

S1140133

 

 

 

 

 

 

Dopo aver superato la giungla di cui sopra, son sbucato in una bellissima radura, coi colori bellissimi dell'autunno appena sbocciato:

 


S1140149


 

 

Ma eccomi arrivare alla stele in cima al piccolo colle (altezza, oltre 900 metri). Davanti presenta la scritta CH, che abbiam visto potrebbe essere un'abbraviazione latina per "custos heredum" o "custos hortorum", detto in poche parole: una pietra "custode" dei luoghi (sacri) - e infatti tutto attorno troviamo i luoghi sacri ma anche "profani" (le mura di Ocelum) più importanti della zona. E nella montagna poco sopra ci son delle miniere a cielo aperto (purtroppo riaperte e "sventrate" negli anni '70 e '80) di granati, di grande valore. Granati, sì, bellissimi, che ho il sospetto avessero un grande valore "magico" ma anche "estetico" già in antichità.

Ma non solo: da quel punto panoramoci soprelevato siamo al centro dei luoghi montani più significativi della bassa Val di Susa: Sacra di San Michele e colle Braida a sud, Celle e Roccasella a ovest, Musinè a est.

 

Ecco la stele con l'incisione: molto netta ma anche già ampiamente "erosa dal tempo":

 

S1140152.JPG

 

Dietro la stele, la scritta IV (che abbiamo ipotizzato rappresentare il IV secolo d.C. l'epoca dell'editto di costantino... che sul Musinè vide la croce fiammeggiante e da lì il motto "in hoc signo vinces... ecc.:

 

S1140155.JPG

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Infine la pietra con "piede del diavolo", dietro la stele a 10 metri nel boschetto (il diavolo avrebbe preso la rincorsa e lasciato l'impronta del piede facendo un balzo dall'altra parte della Valle, Sacra di San michele e/o il colle Braida, dove tr

S1140159.JPG

oviamo lo stesso simbolismo di menhir, ruote incise su roccia e quant'altro. Facciamo notare solo un'altra curiosità: in cartine del '600 e  '700 i toponimi di questo luogo suonano così: "brujere" "croce delle brujere"... ed è davvero strano, "brujere", stregoneria in spagnolo... E "guarda caso" secondo le leggende di streghe che si tramandano da secoli a Rubiana, son proprio queste le zone teatro dei balli delle masche...

Schermata-06-2456814-alle-17.07.09.pngMa questa è un'altrra storia.

Buona Vita

 

Coram Andruid

 

 

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29 settembre 2014 1 29 /09 /settembre /2014 15:14

Torno a scrivere e pubblicare dopo anni di silenzio... (son sempre combattuto tra il divulgare certe scoperte che ho fatto nel tempo, e il custodirle non parlandone a nessuno; alla fine, da buon ascendente bilancia, faccio un compromesso: dirò molte cose, pubblicherò foto, ma non rivelerò l'esatta ubicazione dei luoghi di cui parlo – dei luoghi sacri poi non parlerò quasi mai!).

Giunto nel frattempo al periodo post adolescenziale della maturità (40 anni suonati!) cercherò di scrivere con un tono meno faceto – mi firmavo "Rubiana jones"... – ma chissà: qualche amenità giocosa non riuscirò a trattenerla! (son pur sempre dei Gemelli). Anche qui, una via di mezzo – anche per non tediare troppo i lettori, con troppi dati storici e quant'altro.

 

Schermata-09-2456930-alle-16.13.05.png

 

Ieri meditavo seduto ai piedi di una stele (alta circa un metro, larga 60 cm) in zona super panoramica:

 

• davanti a me la Sacra di San Michele,

 

• a una cinquantina di metri la pietra coppellata (e con croci) più famosa della zona,

 

• dietro di me a una decina di metri la pietra "piè del diau" (piede, impronta del diavolo),

 

• sotto di me a 500 m Ocelum bassa orientale,

 

• alla mia destra in alto a un km di distanza Ocelum alta (tre Ocelum ho trovato, e in effetti Cesare nel De bello gallico parla se non ricordo male di tre guarnigioni galliche di Ocelum).

Ocelum su Wikipedia: l'ubicazione è esatta, perché allora non l'hanno trovata?

Cesare e Ocelum

 

Insomma, per farla breve, per la prima volta do un'occhiata alle incisioni rupestri: CH da una parte, e dall'altra IV. Guardo meglio. Son incisioni antiche: ormai levigate dal tempo e dagli agenti atmosferici, con macchioline di licheni sopra il solco. Dunque per quella che ormai è la mia esperienza ventennale di archeologia-misteriosa, son state scritte secoli e secoli fa.

 

Oggi cerco su Internet un sito che parli delle abbreviazioni latine. Leggo per CH questa spiegazione: Custos heredum, Custos hortorum (Custode degli eredi, degli antenati; Custode degli orti, dei giardini, delle aree sacre)

 

Cerco e rifletto. Trovo come "Custode dei giardini" riferimenti alla divinità Priapo (dal grande pene, in riferimento alla fertilità, giunta in area romana a partire dall'epoca augustea. Dunque comincia a delinearsi nella mia mente un quadro di questo genere. Nel IV secolo d.C. nella zona c'erano numerosi insediamenti romani (la gallica – celtica – Ocelum era ormai stata romanizzata; e troviamo in tutta l'area resti di "ville" romane (come a Rivera e Caselette, ma anche nei "miei" boschi è pieno di reperti, soprattutto pezzi di terracotta). Tra Rivera e Caselette c'è il monte Musinè, e secondo la leggenda (locale, un po' di parte, ma chissà) durante la notte a Costantino appostato a Rivoli, prima di scontrarsi con Massenzio, apparve una croce di fuoco (in sogno o "nella realtà") in cima al Musinè: capì che doveva abbracciare il Cristianesimo (IN HOC SIGNO VINCES) come religione di Stato, e da qui l'editto di Costantino (Milano) del 313 d.C. eccetera eccetera.

[per informazioni su Costantino in zona nel IV secolo, si legga al volo 

http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Torino_(312)

link

 

Tanto per pubblicare un esempio delle decine di croci antiche incise nelle rocce della zona:

100 0615

 

N.B. Dal punto in cui la stele del IV secolo è stata eretta, si vedono sia la cima del Musinè (secondo una leggenda comune "monte dell'asino" - asino connesso a Priapo, per la lunghezza del pene), sia la Sacra di San Michele (monte pirchiriano, "dei porci"), sia la cima di Roccasella (monte caprasio, "delle capre"): le montagne "sacre" di questa zona della Bassa val di Susa. 

Nel punto panoramico al centro delle tre cime, per quello che posso sentire-intuire, poteva esserci dunque un "luogo sacro" a Priapo, o comunque a una divinità posta a custoria dei "giardini" e/o degli antenati, degli "eredi". Una sorta di menhir - omphalos a custodia dell'area (menhir-omphalos che si trova esattamente davanti, dall'altra parte della Valle, a colle Braida.

Se cerchiamo su Wikipedia "in hoc signo vinces" troviamo scritto:

 

Poiché Eusebio non specifica il luogo in cui sarebbe avvenuto il fenomeno miracoloso, sono sorte varie leggende che lo hanno collocato in diverse parti d'Italia dove Costantino sarebbe passato. Una di queste che affermava che la croce sarebbe apparsa a Costantino alla vigilia della battaglia di Torino, stagliandosi al disopra del Monte Musinè, ha fatto sì che nel 1901, sulla cima del monte stesso venisse eretta una gigantesca croce sulla quale vi è una piastra con la seguente scritta: IN HOC SIGNO VINCES - A PERPETUO RICORDO DELLA VITTORIA DEL CRISTIANESIMO CONTRO IL PAGANESIMO RIPORTATA IN VIRTÙ DELLA CROCE NELLA VALLE SOTTOSTANTE IN PRINCIPIO DEL SECOLO IV SUA MAESTÀ IL RE VITTORIO EMANUELE III MARCH. MEDICI SEN. DEL REGNO CONT. CARLO E CONT. GIULIA CAYS DI CASELETTE.

 

 

La via delle Gallie, poco lontana.

100 0686100 0729-copia-1


Si vedano anche:

Ocelum in una carta dell'Ottocento

Il Musinè, monte sacro e magico (part I)

Ocelum in un'iscrizione romana del 330 d.C. circa

Esplorazioni a Ocelum col mio amico Mauro (part I)

 

 

 

Post scriptum:

Mi chiedevo, mentre inaspettatamente (a me stesso medesimo!) tornavo a scrivere dopo anni di inattività: ma perché proprio oggi "la vocazione"?

Molto semplice la risposta: oggi è il giorno dei santi arcangeli custodi dei luoghi di cui mi prendo cura: Gabriele (per la "mia" zona, d'acqua; e Michele, la zona dall'altra parte della Valle, Fuoco, Sacra di san michele – e da lì gli articoli sul "ponte sacro"). E Raffaele? Oggi è la Festa dei tre arcangeli!!

In raltà, ho il sospetto che gli arcangeli da festeggiare oggi fossero 4 (e trovo infatti moltissime incisioni rupestri di croci nelle rocce…), ma Uriel, essendo connesso anche all'energia sessuale, fu estromesso dalla micidiale censura cattolica... 

Beh, magari si rifà con gli interessi proprio oggi, con la scoperta del simbolo fallico priapeo!! (simbolo fallico-litico che ho trovato anche nell'area "magico-sacra" più famosa della Valle, il "Maometto". (Ma avremo modo di aprlarne...)

Buona vita e buona Festa degli Arcangeli intanto!

 

Andruid

 

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27 giugno 2012 3 27 /06 /giugno /2012 12:50

 

perf_sol_21.JPG

 

Sei mesi esatti prima della fine del mondo, che come sappiamo e ci è stato ripetuto fino alla nausea avverrà il 21 12 2012 – ma chissà perché, più ci avviciniamo alla fatidica data meno se ne sente parlare... forse perché sanno tutti benissimo che si tratta dell'ennesima bufala profetico sensazionalista? – Rubiana Jones è andato in quello che da anni chiama "la Terrazza", il sito megalitico sotto la sua "Ocelum", luogo da cui tutto iniziò – oltre dieci anni fa, andando a funghi coi suoi genitori, suo padre lo chiamò e dise: "Guarda qui che luogo strano…", e lui, salendo sopra l'incredibile "terrazza" a strapiombo sul vallone, con due croci incise sopra e un rettangolo, capì che era l'inizio di una incredibile serie di scoperte archeo-astronomiche (N.B. le prime incisioni trovate avevano anche incredibili anomalie magnetiche – un giorno con la bussola Rubiana Jones scoprì che le croci incise facevano ruotare una calamita posata sopra, facendo posizionare la lancetta del Nord in tutt'altra direzione, ma allineata perfettamente a uno degli assi della croce...

Insomma, per farla breve, Rubiana Jones negli anni successivi tornò e tornò più volte, esplorò l'intera area, e notò infine lo strano masso appoggiato alla terrazza, con una pietra "stranamente" pinzata in mezzo: capì così che si trattava di una struttura costruita e modificata ad hoc da antiche mani sapienti, e aveva ipotizzato che si potesse trattare di un "orologio solare", programmato per indicare il giorno più lungo dell'anno, quello in cui il sole è più "alto", e tramonta all'orizzonte più "a destra". Aveva immaginato dunque di venire alla Terrazza il 21 giugno, in occasione del tramonto del solstizio d'estate.

 

La Terrazza vista dal basso...

terrazza_da-sotto.JPG

Negli anni scorsi per un motivo o per l'altro aveva rinviato la visita...

Anche quest'anno sembrava che gli elementi naturali fossero ostili: era salito a Rubiana apposta nel tardo pomeriggio, ma un impetuoso temporale con diluvio universale sembrava accoglierlo e scoraggiare l'escursione.

Verso le 20 però "magicamente" tutto era schiarito improvvisamente, e Rubiana Jones si fiondò prima in macchina poi di corsa nei boschi per non perdere il momento del tramonto, col cielo incredibilmente terso. 

Momento che però, ahimè, perse...

Ma la scopera più meravigliosa la fece il giorno dopo, il 22 giugno: tornò con ben due ore di anticipo, fece le sue meditazioni celtiche sulle rocce, attese il tramonto, fotografò... E scoprì che le foto del giorno prima, il giorno giusto del solstizio, seppur fatte pochi minuti dopo il tramonto, mantenevano l'effetto "luce solare che filtra tra i massi posizionati", tra le fessure create in antichità dasi suoi antenati Druidi, chissà... In poche parole, confrontando le foto "poco dopo il tramonto ma del giorno giusto" e quelle "proprio durante ma nel giorno sbagliato", Rubiana Jones ha verificato la cosa incredibile che aveva predetto: nel giorno giusto del solstizio d'estate, e solo in quello, i raggi solari dell'ultimo sole del tramonto (anche per alcuni minuti DOPO l'effettivo scomparire della palla infuocata all'orizzonte) s'infilano tra le rocce posizionate al "tempio solare", e vanno a illuminare la roccia triangolare alla base.

Ecco le incredibili foto!!

 


21_luce-su-roccia2.JPG

terrazza21_sole_pietra_triang.JPG


Ecco un particolare della roccia triangolare alla base, che il sole del solstizio d'estate va a illuminare (da notare, anche le "canaline" scavate attorno al triangolo litico…).

 

pietra_triang.JPG

Ed ecco infine le foto da terra del sole che filtra nella fenditura tra le rocce posizionate (in alto a sinistra potete vedere la pietra "pinzata" tra la Terrazza e la roccia inclinata che si appoggia ad essa, segno evidente della mano dell'uomo).

 

1_--_perfect-sole21.JPG1-sole-21.JPG

perfect-sole21.JPG

 

 

Chiudiamo con una "curiosità". A pochi metri dalla "Terrazza del solstizio", un altro sito megalitico ha dato una suggestione al "giovane" esploratore Rubiana Jones: l'imponente figura di un "Re" possente, testimone eterno dei luoghi antichi.

Forse la scultura che rende immortali gli antichi creatori e custodi di questi luoghi sacri.

gigante.JPGgigantes.JPG

primo_piano_gigante.JPG

 

Buon viaggio dell'Anima (e della Mente).

E ricordiamo sempre i "doni" del Fuoco (del Solstizio, e di San Giovanni, da poco celebrato qui a Torino) e del Sole (simbolo in Terra dell'Altissimo): calore, amore, luce, generosità, altezza, maestosità, potenza... Le virtù che gli antichi sacerdoti sapevano risvegliare nei momenti sacri al Sole: i due solstizi, d'inverno e d'estate (non a caso celebrati anche oggi dalle importanti organizzazioni iniziatiche regolari ancora esistenti).

Buona Vita nuova estiva

R.J.

Scoperta un'antica incisione a indicare il Solstizio d'inverno!! 

 

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27 maggio 2012 7 27 /05 /maggio /2012 21:32


100_1009.JPG

 

Rubiana Jones è tornato in cima al Giuràn, dove "iniziò tutto" (sic, sono parole sue).

Come avevamo scritto anche nell'articolo precedente, "pellegrinaggio" a Borgata Cogerino , secondo l'intrepido ricercatore nostrano nel I secolo a.C. una popolazione gallica dall'odierna regione franco-svizzera del Jurà (complesso montuoso tra Francia e Svizzera, dunque non così distante) raggiunse a piedi queste alture, e si mescolò alla preesistente (da millenni) popolazione dei Liguri rubianini (giunsero a piedi e su carri e cavalli, lungo le mulattiere dell'epoca sperdute al confine – la Via delle Gallie che abbiamo trovata in Valle di Susa rimane invece più a sud, e veniva poi utilizzata per collegare Taurinum, e la nuova Ocelum, creata ad hoc a ridosso della Valle da queste genti juraniane, per collegare la Val di susa con la Francia – dove poi passò Cesare…).

Che il complesso montuoso del Giura in Francia fosse popolato da genti galliche, ce lo conferma indirettamente anche questo passo, preso al volo da Wikipedia (si sta parlando della più importante battaglia Gallico-Romana, quella di Alesia, in cui il capo delle coalizioni galliche, Vercingetorige, depone delicatamente le armi ai piedi di Cesare):

 

vercingetorix.jpg

 

Per molti anni, l'esatta localizzazione della battaglia è rimasta sconosciuta. Le principali ipotesi identificavano Alesia con due città: Alesia nella Franca Contea ed aAlise-Sainte-Reine nella Costa d'oro, dove l'imperatore Napoleone III di Francia, in seguito agli scavi archeologici effettuati tra il 1861 ed il 1865 dal colonnello Stoffel, fece costruire una statua dedicata all'eroe gallico Vercingetorige.[41] Anche se una delle ultime teorie ipotizza una collocazione della battaglia di Alesia a Chaux-des-Crotenay, ai piedi delle montagne del Giura, la localizzazione più probabile rimane, per la maggior parte degli studiosi moderni, quella di Alise-Sainte-Reine, presso il monte Auxonis (418 metri),[42] confermata anche dai recenti scavi archeologici, effettuati da Michel Reddé tra il 1991 ed il 1995, con tanto di documentazione fotografica aerea.[43]

 

Siege-alesia-vercingetorix-jules-cesar.jpg

 

 

Ma torniamo alle teorie di Rubiana Jones.

Riassumendo: nel I secolo a.C. un gruppo di galli dalle montagne del Giurà scende a sud e si mescola alla preesistente popolazione neolitica di Liguri rubianìn. Essendo questi ultimi ancora allo stadio neolitico, adottano gli "extraterrestri celti" come podestà e capi del nuovo villaggio nascente di Ocelum: a differenza dei neolitici muntagnìn, infatti, i nuovi arrivati sapevano lavorare – tanto per dirne una – i metalli, il ferro in particolare – e "guarda caso" tutta la montagna dietro il Giurà, l'Arpùn, fino a un secolo fa era utilizzata per estrazioni appunto di ferro: si tratta di una vera e propria miniera a cielo aperto di pirite: se ne possono trovare ancora oggi i pezzetti neri nelle rocce. Possiamo immaginare che in epoca celtica e poi romana queste zone venissero sfruttate a pieno regime, con decine di operai intenti a sminuzzare e frantumare le rocce per ricvavare il prezioso minerale da fondere (nella Borgata poco a sud, di rubiana, chiamata ancora oggi "I Fornelli", e trasportando i sacchi di materiale ferroso lungo l'attuale "Rio del Ferro").

 

(Nella prima foto, tratto di mura celtiche sul monte Arpone: dal Giuràn, verosimilmente, un'unica lunghissima fila di mura celtiche proteggeva il sentiero che portava a Ocelum, affacciato sulla Valle di Susa, passando per il monte Arpone e le sue miniere di ferro – e a detta del bisnonno di R.J., di platino! Nella seconda e terza foto, un bellissimo "dolmen" ai piedi del monte, e la vista strategica su Rubiana da esso).

 

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Ma torniamo al Giuràn.

Alcuni anni fa Rubiana Jones ma soprattutto il suo amico Piero, trovavano in cima schegge di lavorazione di pietre e quarzo del Neolitico, e frammenti di terracotta.

Gli archeologi stessi fecero successivamente le medesime scoperte (datando le terrecotte – della cultura detta "delle Bocche Quadrate" – al IV millennio a.C., quindi un rarissimo esempio di antichissimo Neolitico) ed effettuando uno scavo quadrato di circa tre metri per lato (trovando le fondamenta di abitazione dell'Età del Ferro).

Proprio qui sotto:

100_1002.JPG

 

(Ci sono purtroppo ancora, sotto pochi cm di terra, i teli di plastica a proteggere il ritrovamento, e a deturpare l'antica area, l'atavica energia incontaminata del luogo – Rubiana Jones su questo è un po' rigido: essendo le sue origini galliche proprio riconducibili a questo luogo, quando ha visto il telone di plastica e lo scavo gli si son drizzati i fulvi capelli sul capo, e avrebbe preso l'archeologo e il suo team e… Vabbè vabbè… Chiudiamo allora questa prima parte con immagini evocative della rabbia del "celtic proud" ferito…

 

 

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Anzi no:

chiudiamo con bellissime immagini della sommità del monte antico, dove tutto incominciò…

 

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100_0989.JPG100_1010.JPG

 

100_1017.JPG100_1014.JPG

[to be continued...]
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23 maggio 2012 3 23 /05 /maggio /2012 12:23

Schermata-2012-05-23-a-12.19.29.png

 

Rubiana Jones questa volta è andato in pellegrinaggio dagli avi, nell'ormai abbandonata (da oltre 50 anni) borgata Cogerino. Poco sotto il centro abitato, a oriente, c'è ancora un grande riparo sotto roccia (sicuramente utilizzato in epoca neolitica) sormontato da una roccia davvero suggestiva, con una lunga canalina scoplita e numerose coppelle (un'ulteriore conferma che anche queste zone di Rubiana, come il vicino colle Giuràn – di cui ci occuperemo presto, su cui son stati trovati dagli archeologi "ufficiali", e da Rubiana Jones stesso, e dal suo amico Piero, ben prima!!, frammenti di terracotta del IV millennio a.C. !! – fin dall'antichità più remota son state visitate e abitate.

 

Ecco le prime immagini: l'altare neolitico con canalina e coppelle (non si capisce dalle foto, ma a oriente della roccia c'è uno strapiombo di 3-4 metri):

coger_canalina2.JPG

coger-canalina.JPG

 

 

coger-coppelle.JPG

 

coger_canal_copp.JPG

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Poco dopo Rubiana Jones è salito in cima al colle (circa 1000 metri)

Come si può vedere nel particolare della cartina di fine 700, questa montagna si chiamava "Molar della croce": ci si aspetterebbe quindi di trovare una croce (così come nel vicino monte Giuràn). E invece… di croci incise nella roccia ne troviamo due!!

Ecco la prima (alla base del "menhir" più alto in cima al colle).

 

menhir-croce.JPGcroce_croce.JPG

 

Sul lato opposto della radura, verso oriente, c'è invece un secondo piccolo "menhir" con croce (come si può osservare, si tratta di incisioni molto antiche, erose dai secoli di agenti atmosferici e già colonizzate dai licheni, piante che crescono di pochi cm ogni secolo…)

 

menh2-croce2.JPGcroce2-primo-p.JPG

 

 

Ora, alcune osservazioni di carattere "linguistico" e "toponomastico".

Il fatto che nel '700 questo colle non avesse un nome preciso (solitamente, ogni area del paese prendeva il nome dal "clan", dalla famiglia o casata che lo abitava – come si vede nella cartina, "Giorda", "Gerbido", "Giraud"... ) ma si chiamasse "molar della croce", significa che queste croci anche all'epoca dovevano avere un'importanza simbolica, storica, notevole – e non sono dunque croci coeve incise per delimitare i confini (in altra sede pubblicherò foto di queste croci, che proprio nel XVIII e XIX secolo venivano incise analogamente: sono assai meno levigate e rovinate dal tempo, e spesso presentano le iniziali dei nomi dei paesi di confine, o addirtittura la data. Credetemi: queste son croci antiche!

Inoltre: che cosa significa "Molar", nome che compare anche in questa piccola porzione di cartina, in altri due casi? Significa, a giudicare dai luoghi in cui è indicato, "colle", o "radura in cima a una collina". Ma in che lingua? Secondo il sognatore R.J.… il perduto (a differenza del Gallese e del Bretone, ad es.) linguaggio Gallico!!

 

Copincollo da internet: un sito in cui è presente un Dizionario celtico. link

 mello = montagna collina 
 melo = montagna collina 

 iura = bosco montano 

 

Rubiana Jones naturalmente ha una teoria che spiega tutto: una popolazione celtica (gallica!) proveniente dalla zona francese del Jura si trasferì nel I millennio a.C. a "Rubiana": da qui il nome del colle Giuràn (con resti anche di abitazioni dell'età del Ferro), e di tutti i cognomi delle casate "rubianine d.o.c.,", che mantengono tutti la radice del toponimo (Giorda, Girodo, Cogerino, Girardi…). E da qui il nome stesso di Rubiana: dalla divinità celtica "Arubianus".

 

Insomma, un vero pellegrinaggio per Rubiana Jones, sulle tracce degli antichi avi gallici… (e poco lontano, naturalmente, c'è ancora oggi la bella Borgata Giangallo…!!). ;-)

 

A presto dall'onirico (?) archeologo muntagnìn

R.J.

 

 

jura

 

Note come consuetudine, da Wikipedia:

 

 

Massif du Jura

 

Le Jura est une chaîne de montagnes culminant à 1 720 m d'altitude, située au nord-ouest des Alpes, en France,Suisse et Allemagne. Elle a donné son nom au département français du Jura et au canton suisse du Jura, et en géologie au Jurassique.

Le parc naturel régional du Haut-Jura se situe dans le centre-sud du massif du Jura, côté français.

 

Étymologie[modifier]

Le mot Jura vient à l'origine des langues celtiques. Les Celtes nommaient ce massif Jor, les Romains Juris, ce qui signifiait « forêt » ou « pays de forêts ». Ce nom a peut-être été donné en référence aux vastes forêts des pentes du Jura.

 

 

 
E inoltre… una "curiosità", uno stimolo finale: Rubiana Jones è convinto che l'impronunciabile, l'incomprensibile,
l'impossibile lingua di Rubiana, il Rubianìn, parlato ormai soltanto da pochissime persone, perlopiù anziane,
sia l'unico caso esistente oggi di lingua gallica – data per perduta.
Faremo ricerche al proposito...
Ecco intanto da Wiki:

 

Lingua gallica
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
bussolaDisambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Gallico (disambigua).

Ilgallicoè unalingua celticaestinta, parlata nelle anticheGallie(odierneFranciaedItalia settentrionale), prima dellatinovolgare del tardoImpero Romano.

Gallico 
Parlato in Europa centrale ed occidentale
Periodo VI secolo a.C. - VI secolo
Classifica estinta
Filogenesi Lingue indoeuropee
 Celtiche
  Celtiche continentali
   Gallico
Codici di classificazione
ISO 639-2 cel (celtiche, altra lingua)
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21 maggio 2012 1 21 /05 /maggio /2012 12:10

100_0949.JPG

 

Rubiana Jones è tornato finalmente in esplorazione [con la buona (e paziente!) Elena], e una bellissima nuova scoperta gli ha fatto strabuzzare gli occhi increduli e riempire il cuore di gratitudine: questi luoghi antichi, popolati dalla popolazione neolitica dei "Liguri" prima e dai Celti di Ocelum poi, non finiscono mai di stupire, e di rivelare i loro testori, custoditi (seminascosti dalla vegetazione) per millenni.

Ecco le immagini!

 

Sul fiume Sessi, uno strapiombo mozzafiato:

 

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Lo stesso luogo visto dall'altro versante del vallone (dal punto esatto in cui son state scavate in tempi preistorici le coppelle).

 

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Ed ecco le immagini delle pietra coppellata (le belle mani son della bella Elena, intrepida compagna di viaggio ed esplorazioni)!!

 

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E infine, in cima ai due colli, in un lato e nell'altro del vallone… alcuni massi davvero suggestivi… (con ogni probabilità, collocati per usi cerimoniali)…

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Note
Copincollo da Wikipedia:

Coppelle preistoriche [modifica]

Coppelle, Parco di Seradina e Bedolina,Capo di Ponte

La coppella è un incavo emisferico del diametro di pochi centimetri ricavato in modo artificiale dall'uomo su basi rocciose normalmente piane o poco ripide, come affioramenti o massi erratici chiamati per l'appunto massi cupellari o pietre a scodelladi solito poste in posizione dominante e panoramica. In Italia sono presenti scavate sui massi di numerose zone anche molto lontane tra loro, ma non sono conosciute e studiate come in altri paesi europei.
In maggiore concentrazione si trovano in Piemonte, in particolare nella zona del monte Roccere, comune di Roccabruna, Valle Maira vi è una concentrazione di circa 5000 coppelle, alcune delle quali formano un antropomorfo gigante, archi e croci. Altri luoghi con coppelle si trovano: La Bessa, in Val Susa, su rocce, su megaliti, su grandi massi erratici, in Liguria, in Val Camonica, nel comasco e in molte altre valli alpine, in Sardegna e altrove.

La Pera Crevolà, Pietra coppellata in Val Susa
Datazione [modifica]

Sembra che le incisioni a coppella più antiche risalgano al Neolitico ma principalmente si fanno risalire all'età del bronzo. Quelle più profonde, regolari e chiaramente realizzate con oggetti metallici, di solito collegate da canaletti sono di databili all'età del ferroe sono le più recenti. Sono comunque di difficile datazione con le usuali tecniche, in quanto solitamente non sono direttamente collegate con altri ritrovamenti.

Particolare di coppelle su una pietra aLillianes
Significato [modifica]

Le incisioni a coppella sono presenti in varie culture preistoriche e non, ma il loro reale significato rimane per ora un mistero. È quasi sicuro che queste scodelle scavate nella roccia fossero legate a qualche tipo di culto ancestrale, legato alla natura. Le ipotesi più plausibili sono quelle di culti legati all'acqua (le coppelle dovevano raccogliere l'acqua piovana e fecondare la terra) o di altari sacrificali per raccogliere il sangue delle vittime. Si è pensato anche che le incisioni potessero raccogliere grassi vegetali o animali per creare fuochi visibili, data la posizione dominante di gran parte dei siti.
In almeno un caso (a Lillianes, in Valle d'Aosta) la disposizione delle coppelle ricalca fedelmente una costellazione.

Un'altra interpretazione (di Riccardo Baldi in roccere.it) ipotizza che in alcuni casi l'esecuzione delle coppelle sia il risultato di microescavazioni per procurarsi da determinate rocce il minerale stesso ritenuto taumaturgico; in questo caso la coppella non sarebbe "il fine", ma il "risultato" dell'azione stessa.

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4 maggio 2012 5 04 /05 /maggio /2012 15:47

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Allora, ieri salto dalla sedia: "Trovate strutture geometriche su Marte grazie a Google Earth"

link

 

Insomma, Rubiana Jones doveva subito farsi un'idea personale al riguardo.

Ha aperto Goorgle Earth ed è andato a sorvolare Marte (non lo sapeva, ma con con Google Earth si può sorvolare e visitare Marte – e la Luna! – oltre che il nostro pianetino blu!).

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Ha fatto così un giretto qua e là per il pianeta rosso, tanto per familiarizzarsi con le immagini (un viaggio davvero straordinario! ma quante asteroidi l'hanno colpito 'sto povero pianetino? Sembra una groviera arancione...

Alla fine, Rubiana Jones, s'è fatto una prima idea: svolazzando qua e là, è evidente come, più ci si avvicini al suolo – diciamo, oltre i mille metri – più le immagini risultano di due tipi: di altissima risoluzione (si può arrivare a poche decine e centinaia di metri e vedere nei dettagli con altissima risoluzione) ma anche di bassissima (in alcuni casi, anzi, frequenti per la verità, non si capisce e vede più niente di preciso, come se un velo – o filtro, meglio! – sovrastasse l'immagine.

Fin qui, niente di strano – possiamo immaginarte che le fotografie a spicchi del lontanissimo pianeta non arrivino tutte con la stessa qualità e risoluzione: in alcuni casi le fotografie son perfette, in altri danneggiate. Insomma, niente di anormale.

Ma Rubiana Jones nel corso degli anni, sorvolando la sua amata Valle di susa, coi suoi interessantissimi siti archeologici scoperti "in situ", vale a dire sul luogo, direttamente nei boschi, con un approccio "terra terra", si era accorto di una stranezza, di un'anomalia: nella stragrande maggioranza dei casi, i siti "interessanti" scoperti, a un'analisi satellitare con Google Earth risultavano illeggibili, inguardabili, con la stessa bassissima risoluzione riscontrata oggi in molti "spicchi fotografici" marziani.

E allora si era chiesto allora: "M'alè pusibil na fè pareij?" col suo piemontese maccheronico ("Ma è possibile una cosa del genere?")

E oggi per analogia si chiede: "Non sarà che i genialoni della NASA o chi per essi, che ci fanno la cortesia di poterci divertire anche noi a guardare nei dettagli il lontano suolo marziano (per scoprire coi nostri occhi che NON c'è nessun segno di vita!)... non sarà che abbiano "per caso" oscurato tutte le foto interessanti? quelle dove con ogni evidenza vedremmo strutture geometriche "di mano intelligente".

 

Ma torniamo al nostro ricercatore italiano che le avrebbe trovate: Rubiana Jones è andato a cercare quelle stesse immagini con Google Earth, e ha trovato un fenomeno molto simile di "oscuramento" a quello riscontrato per la sua "Ocelum alta" (fino  a "ieri" – oggi, maledizione, ha riaperto le solite pagine coi siti Google earth terrestre e... son "quasi" perfetti!! Destino beffardo!!! Per anni son state "boicottate", "filtrate", e proprio oggi che voleva fare l'altisonante denuncia pubblica... le foto satellitari dei suoi luoghi "sacri" sono "incredibilmente" quasi nitide, con solamente una "nuvoletta" sopra"... Se Rubiana Jones fosse un complottista a tutti i costi, con la giusta dose di amnie di persecuzione e malizia penserebbe in termini di "dietrologia", "controinformazione", o addirittura "controiniziazione". Purtroppo – anzi, per fortuna – in fondo è solo un'anima semplice, poco più che un "muntagnìn" curioso e volenteroso, e ha pensato soltanto: "Dijau, che sfiga"!!

 

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Ma torniamo a noi!

Ecco le immagini marziane trovate da Rubiana Jones (grazie alle coordinate pubblicate dall'altro ricercatore italiano, che nei giorni scorsi avrebbe fatto la clamorosa scoperta)... immagini con strutture geometriche che però, a ben guardare, son solamente (forse, ma speriamo di no!!) zone d'ombra e di scarsa qualità di immagine – che creano però il suggestivo effetto "città dall'alto".

 Schermata-2012-05-04-a-15.44.46.png

 

… Scurendo e contrastando diversamente l'immagine, si scoprono così esser solamente (?) una zona di pendenza della montagna, non esposta al sole, dunque buia, e con sgranatura dell'immagine a fromare il caratteristico "effetto città".

 

Schermata-2012-05-04-a-15.45.03-copia-1.png

 

Conclusioni

Vabbè, speravo di mostrarvi l'analogia Terra-Val di Susa / Città marziane, e invece il Fato ha voluto che google earth mi mandasse immagini non sgranate e a effetto buio-città dei siti interessanti della Valle (ora giustamente nitidi, solo con nuvolette sopra…).

Scoop fallito!!!

 

Ma mi son subito rifatto!! Ho navigato compulsivamente per ore su Google Earth Marte: guardate alla fine che cosa ho scoperto sul suolo marziano!!!!!....  Sembrano davvero artefatti umani!!! Certo, gli scettici diranno come sempre che sono solo degli effetti ottici, un gioco di luci e di ombre, una suggestione, un'allucinazione!!... Sarà.

Ma nessuno può togliermi dalla testa che sul suolo marziano ci siano tracce di vita intelligente, artefatti umani o "marziani" appunto. 

Ecco le immagini sensazionali che ho scoperto navigando dalla mia postazione Internet: ;-)

 

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;-)

La mia amica del cuore di Catania mi direbbe sicuramente: "Hai scritto un articolo scunchiurutu!!!"

 

Buona ricerca a tutti!!

R.J.

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19 marzo 2012 1 19 /03 /marzo /2012 21:43

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Cominciamo anche questo articolo con Wikipedia:

 

Presso la religione induistaRama (ca. 7000 a.C.) è il settimo avatar di Viṣṇu, manifestatosi nel regale principe per risollevare le sorti della morale degli uomini, ormai soggiogati da Ravana. Il suo nome completo è Ramachandra, e spesso viene preceduto dal titolo di rispetto induista, Shri. Egli rappresenta la personificazione dell'Assoluto Brahman e l'incarnazione delDharma, l'Uomo Perfetto (Maryada Purushottama). È l'avatar del Treta Yuga, l'età dell'argento, caratterizzata dalla comparsa del vizio e della malvagità.

Rama è la più famosa e popolare manifestazione del Dio Supremo per una grande maggioranza dei 900 milioni di induisti in tutto il mondo, incluse le nazioni del Sud-est asiatico come ThailandiaMalesiaIndonesiaMyanmar e Cambogia. È riconosciuto come l'immagine, lo spirito e la consapevolezza dell'Induismo, la religione organizzata più antica del mondo, e della civilizzazione umana dal punto di vista indiano.

La vita e le imprese eroiche di Rama sono narrate nel Ramayana, un antico poema epico in sanscrito, che letteralmente significa "Il viaggio di Rama". Un'importante opera devozionale è il Ramcharitmanas di Tulsidas, che si basa sui princìpi dei movimenti Bhakti, ossia la devozione e l'amore per Dio.

La scrittura e la pronuncia del nome di Rama seguono quelle originali del sanscrito; continuano ad essere seguite in molte lingue moderne dell'India, anche se a volte (specie in Hindi) viene pronunciato Ram. Nel Ramayana si racconta di quando Sita (moglie di ram) viene rapita dal diavolo, Ravane da qui inizia la ricerca della dea.

 

 

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Che cosa può c'entrare il Rama dell'India con la nostra città-civiltà leggendaria, di maghi e giganti, della Val di Susa?

Scrivevamo nel precedente articolo dello scrittore ed esoterista Schuré, che oltre un secolo fa si occupò dei "grandi Iniziati" di tutti i tempi: Rama, Krishna, Ermete, Mosè, Orfeo, Pitagora, Platone, Gesù.

Rama e i "Grandi iniziati" di Schuré (part I)

La vita e il pensiero dei grandi "maestri spirituali" dell'umanità, dei creatori delle scienze, delle religioni e delle arti, furono raccontati da Schuré nell'imprescindibile libro "I grandi iniziati".

Ebbene, ecco il primo capitolo come prosegue…

 

Se il sole dell'Africa ha fatto sviluppare l'embrione della razza nera, possiamo dire che i ghiacci del polo artico videro il germogliare della razza bianca. Gli Iperborei di cui parla la mitologia greca, quegli uomini dai capelli rossi e gli occhi cerulei che scenderanno dal nord, attraverso le selve rischiarate dal chiarore lunare, con i cani e le renne, guidati da condottieri temerari e incitati dalle profetesse. Capelli d'oro e occhi azzurri: colori fatididl. Era questa la razza che doveva inventare il culto del sole, e del fuoco sacro e recare nel mondo la nostalgia del cielo; ora cercando; in un impeto di rivolta, di dargli la scalata, ora prosternandosi adorante davanti ai suoi splendori.

Come le altre, anche la razza bianca dovette sottrarsi al suo stato primitivo prima di prendere coscienza di se stessa. Sue caratteristiche distintive sono il gusto della libertà individuale, la sensibilità riflessiva che crea il potere della simpatia, il predominio dell'intelletto che induce la mente all'idealismo e al simbolismo. La sensibilità dell'animo conduce l'uomo all'attaccamento, alla preferenza per un'unica donna, donde la tendenza di questa razza alla monogamia, al concetto coniugale e della famiglia. Il bisogno di libertà, unito a quello di socializzazione, crea il clan con il suo principio elettivo. La fantasia crea il culto degli antenati, radice ed epicentro della religione presso i popoli bianchi.

Il principio sociale e politico si manifesta il giorno in cui un certo numero di individui semiselvaggi, minacciati da una popolazione nemica, istintivamente si raggruppano e scelgono il più forte e il più intelligente fra loro perché assuma il loro comando e la loro difesa. Quel giorno nasce la società. Il capo è un re in erba, i suoi compagni i futuri patrizi; gli anziani che deliberano ma non sono in condizioni di marciare, già costituiscono una sorta di senato, di gerusìa. Ma come nacque la religione? Si è detto che scaturisse dal timore dell'uomo primitivo di fronte alla natura. Ma il timore nulla ha in comune con il rispetto e l'amore. Non collega il fatto all'idea, il visibile all'invisibile, l'uomo a Dio. Fintanto che l'uomo tremò dinnanzi alla natura, non fu uomo. Lo divenne il giorno in cui si impadronì del legame che lo vincolava al passato e all'avvenire, a qualcosa di superiore e di benefico, e cominciò ad adorare quel noumeno orfico. Ma in che modo lo adorò per la prima volta?

Fabre d'Olivet avanza un'ipotesi estremamente geniale e suggestiva circa il modo in cui il culto degli antenati prese piede fra la razza bianca[9]. In un clan bellicoso, due guerrieri rivali sono in lite. Furibondi, vogliono battersi; già si fronteggiano. A questo punto, una donna scarmigliata si slancia fra i due e li separa. I suoi occhi lanciano fiamme, la sua voce ha l'accento del comando. Grida con parole ansimanti, incisive, che nella foresta ha visto l'Antenato della loro razza, il vittorioso guerriero di un tempo, che le è apparso l'Heroll. Egli non vuole che i due fratelli si combattano ma che si uniscano contro il comune nemico. «È l'ombra del Grande Antenato, è l'Heroll che me lo ha detto», asserisce la donna esaltata, «mi ha parlato! L'ho visto!» È questo che ella dice, questo che ella crede. Convinta, convince. Commossi, attoniti, e quasi schiantati da una forza invisibile, gli avversari riconciliati si stringono la mano guardando alla donna ispirata come a una sorta di divinità.

Analoghe ispirazioni, seguite da bruschi voltafaccia, dovettero verificarsi in gran numero e sotto svariate forme durante la vita preistorica della razza bianca. Presso i popoli barbari è la donna che, con la sua sensibilità nervosa, intuisce in un primo tempo l'occulto, afferma l'invisibile. Immaginiamo ora le conseguenze inattese e portentose di un evento analogo a quello di cui stiamo parlando. Nel clan, fra la gente, tutti parlano del prodigio. La quercia presso cui la donna ispirata ha visto l'apparizione diventa un albero sacro; ve la riconducono e là, sotto l'influsso magnetico della luna che la sprofonda in uno stato ipnotico, la donna continua a profetizzare in nome del Grande Antenato. Ben presto lei, e altre come lei, dapprima sulle scogliere, al centro delle radure, al fruscio del vento e dell'Oceano lontano, evocheranno le anime diafane degli antenati dinnanzi a folle palpitanti che le vedranno, o crederanno di vederle, richiamate con magici incantamenti, nelle nebbie fluttuanti dalle trasparenze lunari. Ossian, l'ultimo dei grandi Celti, evocherà Fingal e i suoi compagni in un acervo di nubi. Così, ai primordi della vita sociale, il culto degli Antenati si instaura fra gli uomini della razza bianca. Il Grande Antenato diviene il Dio delle genti. Nasce la Religione.

Ma non è tutto. Intorno alla Sibilla si raccolgono gli anziani che la osservano durante il suo lucido sonno, durante le sue estasi vaticinanti. Ne. studiano i diversi stati, ne controllano le rivelazioni, ne interpretano gli oracoli. Notano che quando profetizza in stato ipnotico il volto si trasfigura, le parole si fanno ritmo, la voce si alza e proferisce gli oracoli sul canto modulato di una melopea grave e ricca di significato[10]. E da essa nasceranno la strofa, la poesia e la musica, di cui tutti i popoli di razza ariana riconoscono l'origine divina. E solo eventi del genere potevano dar vita al concetto di rivelazione. Vediamo dunque come in un colpo solo nascono religione e culto, sacerdoti e poesia.

In Asia, in Iran e in India, dove popoli di razza bianca fondarono le prime civiltà ariane mescolandosi a popoli di diverso colore, gli uomini presero rapidamente il sopravvento, sulle donne in fatto di ispirazione religiosa. Si sente ormai parlare solo di sapienti, di Rishi; di profeti. La donna, soggiogata, non è più che sacerdotessa del focolare. Ma in Europa troviamo traccia di quello che era stato il ruolo preponderante della donna presso i popoli della stessa origine, rimasti nella barbarie per millenni. Emerge nella pitonessa scandinava, nella Voluspa dell'Edda, il testo attribuito a una profetessa celtica, nelle sacerdotesse druidiche dei Celti, nelle indovine che accompagnavano le armate germaniche e decidevano il giorno propizio per la battaglia[11], fino alle Baccanti trace che sopravvivono nella leggenda di Orfeo. La veggente preistorica si perpetua nella Pizia delfica.

Le arcaiche profetesse della razza bianca si costituirono in collegi…

 

[e via di seguito: ci avviciniamo alla cultura sacra celtica e druidica…]

 

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19 marzo 2012 1 19 /03 /marzo /2012 21:29

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Copincollo da Vikipedia:

 

Edouard Schuré (Strasburgo21 gennaio 1841 – Parigi7 aprile 1929) è stato uno scrittorecritico letterariopoetastorico e filosofofrancese.

Scrisse numerosi libri ma la sua opera più importante è Les grands initiés, ispirato dalla luminosa Marguerite Albana Mignaty, pubblicata nel 1889 e tradotta in molte lingue.

Tra gli incontri che influenzeranno la sua vita, oltre a quello con Rudolf Steiner, che conosce nel 1906 rimanendo affascinato dal suo pensiero, vi fu anche quello con Richard Wagner.

 

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Ma da dove trasse queste informazioni sui Grandi Maestri spirituali dell'umanità?

Secondo alcuni dai "viaggi in Akasha" che – al pari, poi, di Steiner – compì in vita, ottenendo conoscenze inaudite e "impossibili" sui Tempi antichi.

 

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Descrive Rama, con cui inizia il libro, come il "fondatore" leggendario della cultura dell'India antica. Ma non è certo qui la cosa "rivoluzionaria" che ci interessa: Schuré "osò" infatti una teoria a dir poco "improponibile", secondo la quale da giovane, prima di spostarsi in Oriente, Rama fu… un Druido delle foreste centro-europee!!!

 

La tentazione di associarlo alla "nostra" Rama leggendaria della Val di Susa, strettamente connessa alla Magia druidica e ad antiche tradizioni celtiche, è troppo forte!

Pubblichiamo pertanto l'inizio del libro di Schuré… [non si spaventi il lettore per l'evidente "razzismo" e le "assurdità" (ma ne siamo sempre sicuri?) che traspaiono dal testo].

 

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LIBRO I

 

RAMA

 

(Il ciclo ariano)

 

Chiese Zoroastro ad Ormuzd, al grande Creatore: Qual è il primo uomo con il quale ti sei intrattenuto? Rispose Ormuzd: Il bel Yima, Colui che era alla testa dei Coraggiosi.

Gli ho detto di vegliare sui mondi che mi appartengono e gli ho donato un aureo gladio, una spada di vittoria.

E Yima si spinse avanti sul cammino del sole e riunì gli uomini coraggiosi nel famoso Airyana-Vaéja, creato puro.

(Zend Avesta, Vendidad-Sadé, u Fargard)

 

 

Oh, Agni! Fuoco sacro! Fuoco purificatore!

Tu che, dormi, nel bosco e ascendi in luminose fiamme sull'ara, tu sei ilcuore del sacrificio, l'ardito volo della preghiera, la scintilla divina celata in ogni cosa e l'anima gloriosa del sole.

(Inno Vedico)

 

1.

Le razze umane e le origini della religione

 

 

«Il Cielo è mio Padre, mi ha generato. La mia famiglia e tutta questa cerchia celeste. Mia Madre è la grande Terra. La sommità più alta della sua superficie è il suo utero; il Padre feconda il grembo di colei che è sua sposa e sua figlia.»

Così cantava, quattro o cinquemila anni fa, davanti a un altare di terra dove ardeva un fuoco di erbe secche, il poeta vedico. Una profonda divinazione, una consapevolezza grandiosa respira in queste strane parole che racchiudono il segreto della duplice origine dell'umanità. Anteriore e superiore alla terra è la divina immagine dell'Uomo; sovrumana, l'origine della sua anima. Ma il suo corpo è il prodotto degli elementi terrestri, fecondati da un'essenza cosmica. Nel linguaggio dei Misteri, gli amplessi di Urano e della Grande Madre simboleggiano la pioggia di anime e di monadi spirituali che scende a fecondare i germi terrestri; i princìpi organizzatori senza i quali la materia non sarebbe che una massa inerte e indistinta. La parte più alta della superficie terrestre che il poeta vedico definisce utero della terra indica i continenti e le montagne, culle delle razze umane.

In quanto al Cielo Varuna, l'Urano dei Greci, rappresenta l'ordine invisibile, trascendente, eterno e intellettivo che abbraccia tutto l'Infinito dello Spazio e del Tempo.

In questo capitolo, ci limiteremo a prendere in esame le origini terrene dell'umanità secondo le tradizioni esoteriche confermate dalla moderna antropologia ed etnologia.

Le quattro razze che attualmente si spartiscono il globo sono figlie di terre e zone diverse. In un susseguirsi di creazioni, come lente elaborazioni della terra in gestazione, i continenti emersero dalle acque del mare a lunghissimi intervalli di tempo che gli antichi sacerdoti indiani chiamavano cicli interdiluviani. Attraverso i millenni, ogni continente generò la propria flora e la propria fauna dando infine vita a una razza umana di diverso colore.

Il continente australe, inghiottito dall'ultimo grande diluvio, fu la culla della razza rossa primigenia di cui gli indiani d'America sono ciò che sopravvive degli esseri generati dai trogloditi che si rifugiarono sulle vette delle montagne quando il loro continente sprofondò in mare.

L'Africa è la madre della razza nera, che i Greci chiamarono etiopica. L'Asia diede vita alla razza gialla, che è sopravvissuta nei cinesi.

L'ultima arrivata, la razza bianca, uscì dalle foreste dell'Europa, fra le tempeste dell'Atlantico e il sorriso del Mediterraneo. Tutte le specie umane sono il risultato di mescolanze, combinazioni, degenerazioni o selezioni fra quelle quattro razze principali. Nei cicli precedenti, la razza rossa e quella nera regnarono successivamente, attraverso poderose civiltà di cui troviamo traccia nelle costruzioni ciclopiche come nell'architettura messicana.- Su quelle civiltà scomparse esistevano dati e tradizioni sommarie nei templi indiani ed egiziani.

Nel nostro ciclo domina la razza bianca e, se si calcola la probabile antichità dell'India e dell'Egitto, se ne può far risalire la preponderanza a sette od ottomila anni fa[7].

Secondo la tradizione braminica la civiltà sulla nostra terra avrebbe avuto inizio cinquantamila anni fa, con la razza rossa; sul continente australe, quando tutta l'Europa e parte dell'Asia erano ancora ricoperte dalle acque. In quelle mitologie si parla anche di una antecedente razza di giganti. In alcune caverne del Tibet sono state rinvenute ossa umane gigantesche che, per la loro conformazione, sembrerebbero appartenere più a scimmie che a uomini. Si collegano ad una umanità primitiva, intermedia, ancora vicina all'animalità, che non possedeva né un linguaggio articolato né una organizzazione sociale, né una religione: tre elementi che scaturivano sempre contemporaneamente; e questo è appunto il senso di quella straordinaria triade bardica che disse: «Tre cose sono primigeniamente simultanee: Dio, luce e libertà». Col primo balbettio della parola nasce la società e l'indistinta concezione di un ordine divino. È il soffio di Jehova nella bocca di Adamo, il logos di Ermete, la legge del primo Manu, il fuoco -di Prometeo. Nel fauno umano trasalisce un Dio.

Come già detto, la razza rossa occupava il continente australe, oggi inghiottito dalle acque; quello che Platone, secondo le tradizioni egizie, chiamava Atlantide. Un immane cataclisma lo distrusse in parte, disperdendone i resti. Numerose razze polinesiane, e come loro gli indiani del Nord America e gli Aztechi incontrati in Messico da Francisco Pizarro, discendono dall'antica razza rossa la cui civiltà, ormai scomparsa per sempre, ebbe i suoi giorni di gloria e di terreno splendore. E tutti questi miseri sopravvissuti, portano nel cuore l'inguaribile malinconia delle antiche razze che si estinguono senza speranza.

Dopo la razza rossa, il mondo fu dominato dalla razza nera, il cui prototipo superiore va ricercato non nel negro degenerato ma nell'abissino e nel nubiano che conservano lo stampo di quella razza pervenuta al suo apogeo. I neri invasero il sud dell'Europa, in epoche preistoriche e ne furono respinti dai bianchi. Il loro ricordo è totalmente cancellato dalle nostre tradizioni popolari, ma essi lasciarono due impronte indelebili: il raccapriccio per il drago emblema dei loro sovrani, e l'idea che il diavolo sia nero.

I neri ricambiarono l'insulto alla razza rivale creando bianco il loro diavolo. All'epoca della loro sovranità, i neri ebbero dei centri religiosi nell'Alto Egitto e in India. Le loro città ciclopiche costellavano le montagne dell'Africa, del Caucaso e dell'Asia Centrale. La loro società era organizzata come una teocrazia assoluta. Al vertice, una casta sacerdotale temuta e venerata; alla base, un brulichio di tribù prive di una vera e propria struttura familiare e in cui le donne non erano considerate che schiave. I sacerdoti erano profondamente addottrinati nel principio dell'unità divina dell'universo e nel culto degli astri che, sotto il nome di Sabeismo, si diffuse anche fra le popolazioni bianche[8]. Fra la sapienza dei sacerdoti neri e il grossolano feticismo delle masse non esisteva alcun tramite come, per esempio, un'arte idealista o una mitologia suggestiva. Per il resto, i neri non possedevano che notevoli cognizioni tecniche, soprattutto balistiche, che consentivano loro di spostare enormi masse di pietra; e di metallurgia, per cui fondevano i metalli in immense fornaci alle quali venivano adibiti i prigionieri di guerra. Per quella razza estremamente vigorosa e resistente, capace di profonda passionalità e dedizione, la religione non fu che il regno della forza attraverso il terrore. All'ingenua mente di quegli uomini, la Natura e la Divinità si manifestavano sotto la sembianza del drago, del terrifico animale antidiluviano che i sovrani facevano dipingere sui loro stendardi e i sacerdoti facevano scolpire sulle porte dei loro templi.

 

[continua…]

 

 

Dragon Ball Z Son Goku final by Smaggie

I medesimi Archetipi nel mondo moderno. I leggendari Eroi che uniscono Oriente e Occidente oggi! ;-)


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