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18 novembre 2011 5 18 /11 /novembre /2011 01:07

17-18 novembre 2011 - notte

Bene, eccomi dunque approdare a questa nuova avventura: condividere le mie scoperte, emozioni, sul fronte Rama - Ocelum. 

Due righe di presentazione prima di passare alla pubblicazione degli articoli e del corposo materiale fotografico.  Rama: una leggendaria città megalitica (part I)

Mi chiamo Andrea e ho passato il mio tempo migliore sulle montagne e i boschi del versante nord (Yang) della Valle di Susa – quello "baciato dal sole". Questo è un particolare importante subito da evidenziare: il microclima favorevole che ancora oggi "benedice" questo versante della Valle invogliò gli antichi costruttori a edificare dei veri e propri villaggi, in cui risiedere tutto l'anno – nonostante in alcuni punti l'altitudine degli insediamenti superi i 1000 metri! 

Vi assicuro che ancora oggi, nelle giornate di sole d'inverno, è possibile passeggiare in quei luoghi in maniche corte.

Ma chissà perché mi son messo a parlare del clima... Boh, va a sapere: misteri del Grande Spirito – a cui sempre devo render conto. ;-)

Forse, semplicemente, per rispondere a una domanda che spesso mi viene rivolta: ma questi antichi abitanti, risiedevano in questi luoghi TUTTO L'ANNO? – domanda che spesso nel corso degli anni i miei amici "cittadini" facevano a me, venendomi a trovare a Rubiana, anzi, ben oltre Rubiana, in un luogo davvero isolato e sperduto: “Ma vivi qui TUTTO l'ANNO?”.

Certo a loro doveva sembrar impossibile poter stare in simili solitudini, gelide e sconfortanti (?) – nei lunghi giorni nebbiosi d'inverno.

Ma tant'è... Son cresciuto lunghi anni nei boschi e come si suol dire "si fa di necessità virtù". Invece di andar in strada a giocare a pallone, o a infilarmi in una rissa “iniziatico-giovanile”, cominciai fin da giovane le mie escursioni montane; e trovai anche i miei luoghi appartati, “sacri”, in cui ritirarmi dal mondo, e infine al tempo dell’università preparare gli esami (Filosofia, disciplina poi disconosciuta, almeno nella sua dimensione “razionalistico-occidentale”). Insomma, imparai ad amare e a farmi piacere quello che lo Spiritus loci mi offriva. Familiarizzai con Lui. Imparai a sentirne la voce silenziosa nello stormire delle foglie; mi lasciai guidare dalle ispirazioni che gli Elementi mi donavano. In poche parole, imparai a esplorare le montagne, i boschi, i sentieri, le colline, con spirito diverso, con occhio diverso. E fu così che scoprii le pietre. 

Fin da giovanissimo.

Cominciai a osservare ogni affioramento litico; ogni masso era l’occasione per arrampicarmi, perlustrare, sentirne il respiro. E trovai antiche incisioni, coppelle, spesso croci celtiche: l’impronta dei miei antenati Galli, o Celti, che dir si voglia. In altra sede forse spiegherò meglio perché mi consideri diretto discendente di quelle antiche popolazioni alpine – ma non ora. Dico soltanto che quando parlo di Celti, o dei Galli, che provenivano da quella che oggi chiamiamo Francia, come si suol dire “mi vien la pelle d’oca”, o “mi si rizzano i peli sulle braccia”: in poche parole, sento pulsare fortissimo il mio sangue, il mio DNA celtico.

Dicevamo della Francia, da cui queste popolazione verosimilmente provenivano.

Ma che dire dello stile costruttivo con cui edificarono chilometri e chilometri di mura difensive? Lo stesso stile architettonico che ho trovato in Scozia, in Inghilterra, e poi in Bretagna. La stessa mano, la stessa perizia ingegneristica.

Dunque popolazioni ancora più “settentrionali” giunsero fin qui, a “svernare”, a costruire i loro avamposti più meridionali.

Ed ecco allora il senso dell’apparentemente superfluo blaterale iniziale sul clima: per quelle popolazioni, il microclima dei “miei” luoghi, i dolci declivi protetti, invisibili, nascosti, panoramici, dovettero sembrare un vero Paradiso in Terra, una terra “baciata dal sole” ideale per vivere, per erigere villaggi.

Detto così il lettore attento già si starà chiedendo: villaggi? Possibile che nessuno prima d’ora abbia scoperto “tracce di antichi villaggi celtici” nei monti della Bassa Val di Susa?

Ed eccoci dunque al dunque: la risposta è: Sì, è possibile.

È possibile che una grande mano invisibile, o Lo Spirito, o l’Astratto, come lo chiamiamo noi, abbia tutelato, preservato, protetto simili luoghi, abitati da centinaia se non migliaia di persone, per oltre duemila anni. (Ma è altresì possibile che l’occhio moderno sia diventato cieco a tal punto da cercare, e trovare, in quei luoghi, solamente funghi o castagne d’autunno, tutt’al più mirtilli a luglio – questa è una cosa che purtroppo va detta. L’occhio imbolsito dal “sistema” può camminarmi a un metro da un antico muro chiaramente – per me – celtico, e non accorgersi di nulla.

E quando porto qualcuno, qualche persona “di fiducia”, e mostro loro la fila di menhir, le mura, le nicchie nelle rocce, le incisioni rupestri, i dolmen, tutti strabussano gli occhi e mi fanno la stessa triste domanda: “Possibile che nessuno prima d’ora se ne sia accorto?”

Ed io ancor più triste e sconfortato dalla pochezza umana contempooranea rispondo: “Evidentemente sì. È possibile. Ma state pur certi che se tra un menhir e l’altro si nasconde un porcino, o una garitula, o addirittura un reale, quelli anche da 50 metri non se lo lasciano scappare!! Hanno un occhio predatorio di Falco, per quella roba lì”

E meno male, però, dopo tutto. Perché se lo stesso atteggiamento irrispettoso della natura, predatorio, tipicamente “occidentale moderno” avessero nei confronti dei “miei villaggi”… addio pietre, addio villaggi. Si porterebbero via tutto.

Per fortuna che ci pensa il Grande Spirito a tener loro gli occhi miopi.

Ma dicevamo prima: centinaia o migliaia di persone?

Sento già nell’etere affiorare il vostro comprensibile, incredulo scetticismo.

E anche qui la mia risposta è netta. Sì. Centinaia se non migliaia di persone, a giudicare dalla rete di centinaia di metri, ma dovrei dire chilometri, di mura difensive, a protezione dei singoli distaccamenti di villaggio – per ora, ho rinvenuto “nella foresta” tre grossi distaccamenti in tutto. E dubito che ce ne siano altri – ho battuto l’area in lungo e in largo, lo Spiritus lociormai mi dà del tu… Mi dice: Ah, eccoti nuovamente qua: ma non hai nient’altro di meglio da fare? Ed io: No. Per me il Paradiso in Terra è qui.

Ho scritto tutta questa introduzione tanto per rompere il ghiaccio e iniziare il Blog – vi assicuro che non pensavo “di fare il simpatico”, ma tant’è… quando scrivo “sotto ispirazione-dettatura” non so mai come e dove andrò a parare. Tutta questa tiritera, cari lettori, solo per dire una cosa: ho passato “i migliori anni della mia vita”, il miglior “tempo libero” di questa mia incarnazione, sulle tracce di due antiche civiltà perdute, che stanno poco alla volta, masso su masso, pietra su pietra, venendo fuori: la mitica, “antidiluviana”, città di Rama – la si immagini un po’ come “l’Atlantide della Val di Susa”, tanto per rendere l’idea ed evocare un altro mito altrettanto fantastico e stimolante – e la città celtica di Ocelum, di cui parla Cesare nel suo De Bello GallicoCesare e Ocelum

Di Rama si sa poco o nulla, ma vi posso garantire che esiste; ed esistono le tracce, vi sono ancora dei siti megalitici che parlano inequivocabilmente di lei – e il lettore particolarmente incuriosito vada subito sul Blog del mio amico druido Marcus, che sta portando avanti le stesse mie ricerche, scoperte, avventure sul fronte opposto (Yin) della Valle.

Di Ocelum per ora vi dico soltanto questo: se guardate questa cartina del I secolo a.C., scoprirete – e vi entusiasmerete come me nel constatare – che nell’“Italia del Nord Ovest” c’erano le città che poi son diventate Torino, Piacenza, Genova, Milano… Tutte, senza distinzione, si son trasformate in una città attuale, “moderna”. Tutte? Guardate bene.

Buonanotte anime antiche

Andruid


gallia


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15 novembre 2011 2 15 /11 /novembre /2011 13:32

-balcone-3.JPG

 

Parte seconda

D’amore

 

Manifesto

 

Leggere

piume

di vento

le poesie mie

sottili,

specchi colorati

in bolle di sapone,

fiocchi di neve

di luna.

 

 

 

 

Sole

 

Spesso

mi dicevi

che il sole

non si può

ferire:

muore.

 

(Al tramonto

ma per poche ore)

 

 

 

Eclissi di luna

 

Ecco,

in un attimo,

lentamente,

si chiude la luna.

 

Non è di luce,

non è chiara

l’intenzione.

 

Gelida notte

rimane

a tremare le foglie.

 

 

 

Bastoncino d’incenso

 

Crepita

il fiume d’incenso,

le onde ultime

sono volate via.

Esile,

la luce spezzata

precipita;

il tempo mortale

inghiotte

il suo ricordo

verticale.

 

 

 

Un viaggio bianco e infinito

 

Nuvole

le navi del cielo:

viaggiano immobili,

lontane

e senza terra.

Non dormono mai

e non arrivano mai.

Da sempre

e per sempre.

 

 

 

Spolverare il “reale”

 

Realtà velata

polverosa opaca:

un dito basta

a svelare

petali di luna.

 

 

 

 

Tempesta di neve

 

Nuvole di neve

nel vallone,

fiocchi agitati

e ghiacciati,

turbini tempestosi

confondono le direzioni

di caduta.

La via del vento

non fa distinzioni,

e non so più

chi sono

loro ed io.

 

 

 

11b_sarcofago.JPG

Anni

 

Non ho saputo gridare

una dolcezza infinita,

imprigionata dolcissima;

un pianto d’amore mozzato,

di traverso;

un vaso di cocci invisibili,

su per miracolo.

 

Dove sei

dove sei andata

e perché,

non ho saputo gridare.

 

 

 

Discesa verticale

 

Luna lontana…

dalla sua torre

canta le stelle

……..

……

……

…….

sepolta

nei rami

della notte.

 

 

 

Cinquanta

 

Con incedere elegante

che ‘l passo non perde,

sublime, controllato

naviga in equilibrio

tra le onde della vita

attento, misurato.

 

… Ma il cuore tutto

conserva l’ardire

di tuffi tempestosi

nei laghi dolcissimi

dell’amore.

 

 

 

Tra la veglia e il sonno

 

Dondolami

e dammi

le tue mani

d’ambra,

diamanti

duttili

d’incanto.

 

 

 

Sette stelle cadenti

 

La prima stella

ha rigato il cielo,

ma solo per un secondo.

 

La seconda

subito dopo,

che non ci credi.

 

La terza stella

tra i rami

di ciliegio.

 

La quarta stella

col cuore

già in fiamme.

 

La quinta stella

ti chiude gli occhi

e il respiro.

 

La sesta stella

ti fischiano

le orecchie.

 

Ma la settima stella

è la più bella:

il cuor trabocca

sei morto.

 

 

 

Oblio di sé

 

Fischiano le nevi

nella notte eburnea,

le mani tutte

rotte dal vento,

una tempesta

di stelle sul monte,

la luna esile

falciata via,

nascosta dal freddo.

//

Calda, famigliare

regna la pace nelle case,

le stufe accese

dal profumo di legno,

una teiera

         già fumante,

e la carezza

rassicurante

dell’oblio di sé.

 

Tu,

da che parte stai

del vetro?

 

 

 

Volare via

 

Dov’è l’amore

nelle tue parole?

Dove la luce

nei tuoi occhi di brace…

 

Crepitano,

danzando

i colori del mondo:

afferra la loro coda

e ridendo

scompari.

 

 

DSC00767.JPG

Sugli attenti

 

Brilla di luce

imperscrutabile

la notte,

neve e neve

ovunque…

 

Non è

di meraviglia

la strana fiamma

che mi affonda.

Scioglie

la neve d’intorno…

 

Stiamo ben dritti

quando la vita chiama!

gli occhi, pieni

d’acqua…

 

 

 

Primo nutrimento esserico

 

Pane mio

nel panno,

esploratore

immobile

di mondi:

prima sei lì

dopo sei me!

Chi nutriremo

ancor?

 

 

 

Grembiulino

 

Prendimi il cuore

se lo sai trovare:

vedi anche tu

che non so

più amare…

Ricominciamo

dalla scuola elementare:

tienimi per mano...

 

 

 

Fondo di caffè

 

Non ho colto

il volto

albino della neve,

il manto

improvviso del mattino.

Non ho saputo

cogliere

la luce lenta

che scioglie dai rami,

l’istante immobile

degli alberi scolpiti,

di vetro.

 

Seduto al fumo,

in un tavolino,

rivedo il volto

perduto

del mattino.

 

 

 

Abbracciati

 

Mia,

 maledettamente mia

tra le spire

del tempo!

gridiamo aggrappati

al nostro pezzo, breve,

di vita.

 

 

 

Con me

 

Sto con me

di corsa,

piano,

fino alla fine del giorno,

nelle notti d’avorio…

Stavo con me

già da bambino:

il primo amore,

l’amico migliore

sono,

colui che tradisce.

 

Sto con me

non ho nient’altro.

Stammi vicino.

 

DSC00754.JPG

 

Indovinello difficile bello

 

È un dado rotondo,

tutte le cifre rivela del mondo;

si mostra danzando,

immobile nascosto:

dove ti metti

sta al tuo posto.

Se lo cerchi

non lo trovi,

se non lo cerchi

non lo trovi…

Fuocherello,

scacco al cervello!

Se non lo trovi

beh, non fa niente:

risparmia la mente!

Ma se lo trovi

non dire niente:

senti solo come sente!

 

 

 

La nuova scienza

 

Triplici baci

inondano il cielo

di ghiaccio.

 

La nuova scienza

nuota nel cuore,

raccolta nel pozzo

senza parole.

Cristalli d’amore…

 

 

 

Mal d’Africa

 

Scosse le membra,

il cuore d’argilla,

torna il mal d’Africa

che m’inchioda.

 

La bocca deserta

pronuncia qui,

io resto qui.

 

 

 

Wonder Woman

 

Ancora

non m’hai lasciato

e mi manchi,

 

eri la donna

che non trovo più.

 

 

 

L’Uno

 

Il cerchio,

senza parole,

si chiude

e non si muove.

 

Con un gran rutto

avrà inghiottito tutto.

 

 

-faccia--sopra-balcone.JPG

L’eremita

 

Le mie armi

soltanto parole,

mai comprese,

i miei bagagli

un sacco vuoto,

bucato,

pieno d’amore.

 

 

 

Tramonto

 

L’incendio del cielo,

languide onde

di pesca:

la notte si placa,

rallenta,

lascia esultare

l’ultima esplosione di luce.

 

 

 

Ciclicità lunare

 

La luna

si specchia

nella sua luce:

al colmo del viaggio,

piena di stupore,

squarcia le ombre della notte,

e si ritira.

Sul suo sentiero,

tracce di nettare

per le tenebre.

 

 

 

Calma la superficie

 

Nei risvolti

della memoria

capita

di lasciare sepolto

il sapore

di un dolore

infinito.

 

 

 

La casa degli spiriti

 

Discende

lo spirito

verso terra:

vuole toccare;

 

ma s’arresta

di colpo

-testone-tempio-1-b.JPG

nel petto:

esplode d’amore.

 

 

 

Tempesta di neve

 

Spicchi di neve

specchiano il bosco d’incanto,

 

l’anima raccoglie

gioia cristallina:

 

per tutto l’anno

avremo nel cuore

un ricordo bambino.

 

 

 

Polycromic 70

 

Di spirito

e d’amore

colgo l’ultimo fiore,

 

e l’illusione

di terra crepata

muore.

 

Petali staccati,

perduti,

bruciati siamo,

 

ma d’identico colore.

 

 

 

Gli amori contrastati

 

Lo sgambetto di felicità:

 

«Ci incontriamo ancora?»

 

«Sì, ma per tornare indietro».

 

 

 

 

Infinita libertà malinconica

 

Siamo perle

gettate nel mare;

 

splendenti e sole,

infinitamente.

incis.JPG

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15 novembre 2011 2 15 /11 /novembre /2011 13:10

-balcone-6.JPG

link

 

Parte prima

Di spirito

 

Improvvisazioni

 

Vedo,

e sento

un’eco bianca

di luna arcaica,

che mi solleva

le palpebre

della notte.

 

 

 

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E un’alba

 

E un’alba

piena

di speranza

germoglia

dal petto

della notte.

Siamo uno.

 

 

 

 

 

 

Sibilla

 

Nacque

femminile

una passione

nel seno,

memoria ancestrale…

Oh dignità

della donna

perduta,

dove alambicca

amore.

 

 

 

 

 

 

 

Il sole di Tai Chi

 

Non hai

braccia

per dipingere

e dipingi:

lunghi paesaggi

sai colorare.

Non hai

gambe

da danzare

e sai danzare,

all’alba.

Le nostre notti

fai rivoltare.

 

 

 

 

 

 

Libertà

 

Ci danno

gabbie

con la chiave,

ognuno

se ne può andare

ognuno

può rimanere.

fertilita.JPG

Pochi escono,

pochi lo sanno.

 

 

 

 

 

 

Lontanissimo

 

Ah,

non intendevo

farmi questo.

Puoi capirlo?

Siamo

la stessa cosa.

 

 

 

 Dalla terra al cielo

 

Piccoli fiori

minuscoli

stropicciano

occhi turchesi,

addormentati

dal lento inverno:

stiracchiano la schiena

piegata dal gelo.

 

Una lucertola

grida

dalla grondaia,

e vola via.

 

È la prima,

vera,

primavera

della mia vita,

la sento

con tutti i sensi

in festa.

 

Dal cuore

della terra

sta spuntando

la nuova vita,

vecchissima.

 

 

 

 

 

 

Part II

 

E fionda

il merlo

dietro il muretto:

anzi,

un merletto.

Sono i tuoi

primi tentativi:

vola libero

e infinito!

 

 

 

 

 

 

Le lacrime di fango

 

Lacrime

di fango

sollevano le palpebre

e sgorgano

tra le guance,

si affacciano

a un mondo

pieno di luce

lontano

dagli occhi chiusi.

 

Così,

noi stiamo male

(ciechi e terrosi)

ma poi staremo bene.

 

 

 

 

 

 

L’albero

 

È nato

l’albero dei cerchi:

raccoglie

frutti arrotolati,

gorghi,

vortici,

a rami esili

tutti aggrappati.

Filiformi.

 

Guarda,

è fatto così.

 

 

 

 

 

 

Le rondini

 

Fischi rondìnei

spaccano l’aria

e la colorano,

neri spicchi di luce

brevi,

velocissimi.

 

Gridano

“Qui, qui

vola fin qui!”

sin dal mattino.

“Lì, lì…

libero tutti!”

e ricominciano

il loro nascondino,

impossibile,

nel cielo.

 

 

 

 

 

 

Luna lanosa

 

Alone di luna

nuvolosa,

luce lenta

e lontana

di latte,

culla dolce

nelle onde

della notte.

 

 

 

 

 

 

Giugno

 

Fiori di castagno:

inebriano l’aria,

marcano il territorio,

per qualche giorno

imperatori gialli

e retti,

insospettabili,

eretti

sul loro trono

elevato arboreo.

 

E sacerdoti sottili

dal tocco lieve, lento,

segnano il confine

tra la terra e il cielo,

immobili e senza vento.

mnhrsa.JPG

 

 

 

 

 

 

Due boschetti antìpodi

 

Boschetto

mio erboso:

quali barriere

insondabili

ritrovi,

che i rovi

non varcano

il tuo segreto

radùreo?

 

Boschetto

nervoso,

satùrneo tenebroso:

respingendo

ti mantieni

bello,

selvatico,

di cuore

umido sassoso.

 

 

 

 

 

 

Cala Rossa

 

La gioia del mare:

mille stelle

di luce

stelline belle,

ombre nelle

ondine

misteriose

e geroglifiche,

geometrie liquide.

 

 

 

 

 

 

Orgasmo tramontéo

 

C’è una strada

che porta al sole,

cammina sul mare

e aspetta che il tramonto

dipinga il suo calore

nell’acqua;

e il fuoco

si fa liquido,

nel partorire la notte.

 

 

 

 

 

 

Riserva dello Zingaro

 

Goccioline di sole

galleggiano nell’acqua,

lampeggiano semafori;

custodi e zingari

tra regni

di mare e di cielo,

direttori d’orchestra,

ondeggiano al confine

sopra l’immensa

tavola marea.

 

 

 

 

 

 

Prospettive altre

DSC00746.JPG

 

Mari di stelle

spruzzate al cielo

luci di lucciole

bianche e celesti

dietro la notte.

 

 

 

 

 

 

Raggi di sole

 

Sentieri di luce,

immobile verticale,

tra le nuvole

crepuscolari

incontrano la fonte,

dove l’acqua

sgorga di fuoco,

ed i segreti

illumina

e traduce.

 

 

 

 

 

 

Invocazione estiva indiana

 

 

Oh cielo,

illumina

terra spaccata

di pioggia,

pianto di gioia.

 

 

 

 

 

 

Yogurt

 

Scade il vasetto

del nostro momento,

amore mio.

Sia più libera

e serena

la danza tua

nel mondo

senza me.

 

 

 

 

 

 

Vacca luna

 

Ascoltare

con lento stupore

della luna pallido

il rumore,

ruminare sordo...

Macinando

le nostre notti

masticando,

per tutti noi

piena di luce

e di spettacolo,

rimani appesa

bella in mostra

nelle tue evoluzioni,

seppur nascosta

nelle intenzioni…

Amata sposa

luna misteriosa.

 

 

 

 

 

 

Indovinello facile e bello

 

Rami di vento

la stanno aspettando,

le foglie secche

gesticolando:

col suo mantello

nero di stelle,

sul suo cavallo

di luna e d’avorio

tutte le cose colora,

e nasconde.

È una signora

buia e misteriosa,

del giorno

la schiva sposa.

 

 

 

 

 

 

Brooklyn

 

Leggeri

come carte da cicles,

sempre pronti

all’accartocciamento,

nessuna paura,

nessun lamento.

Creiamo, presto!,

uno spessore spesso

di morbido talco,

di non attaccamento:

imprendibile,

purissimo,

e invisibile.

Dicono

che sia possibile…

 

Siamo dunque

ciclici, aerei,

e talchici!

 

 

 

 

 

 

Soglie

 

Strani tunnel

come bracciali

nella mente

dormiente.

Quale reale?

DSC00612.JPG

 

 

 

 

 

Speranza

 

 

Ciuffi d’erba

tenera

tra la cenere

bruciata:

dita fresche

puntano al cielo.

 

 

 

 

 

 

Programmi del futuro

 

Viviamo

con sguardo verticale,

quattro gatti

rampicanti,

nobili e raminghi,

molti rami

di neve

da scrollare,

liberare dal fango,

cento frutti

colorati

da succhiare,

e mille ancora,

e ancora,

dai colori impossibili,

le forme imprendibili.

 

Ma forse “un domani”,

come si suol dire…

 

 

 

 

 

 

Poesia finale in E (o in D)

 

Raggi.

Cadono in verticale

non hanno paura di farsi male,

scendono in diagonale

sotto la spinta

del grande Amore

universale e solare,

distaccato neutrale,

senza morale.

 

E pentagramma

archetipale,

celeste musicare,

servitori d’astro regale,

“raggerebbero” in Re maggiore.

 

 

 

 

 

 

Giorno di pioggia

 

Soli noi

sul mondo

quando piove,

molto presenti,

luminosi

per meriti interiori.

 

Indipendenti

da fuori.

 

 

 

 

 

 

Genï

 

Schegge di genio

lampeggiano,

schizzano colori

e si sorprendono!

 

Quando ti accorgi

che sono nate

sono già morte:

ritornano

dal loro viaggio

infinito effimero.

 

 

 

 

 

 

Il passato presente

 

Quanta solitudine

racconta questa notte

di luna grande,

piena di passato,

di ritorni a casa

con la giacca

sporca di fumo,

le mani sgangherate

e con lo sguardo

davanti fisso,

sull’asfalto,

e gli zigomi…

accartocciati,

ah, quanti zigomi

abbandonati!

 

 

 

 

 

 

Bidimensionale (un amore lichene)

 

Quante macchie

colorate,

languidamente spalmate,

abbracciate

alla roccia:

amore sublime

e disumano,

DSC00755.JPG

inesplicabile

lontano.

 

 

 

 

 

 

Ottobre

 

Cascate secche,

crepitare di foglie

sbriciolate,

voli di ricci

srotolati dai rami,

precipitanti,

non vedon l’ora

di schiantare:

castagne secche

liberate.

 

Il bosco intero,

arido di emozioni,

esulta umido

e in gran segreto.

 

 

 

 

 


 

Guerra santa

 

Libero,

grondo di gioia

assetato di vita.

 

Soffiate

son le nubi saracene,

via!, lontane.

 

Il nemico

è respinto;

ed il cielo

torna nero,

ghiacciato,

e sereno.



10_pleiadi.JPG

 

Rotolare.

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15 novembre 2011 2 15 /11 /novembre /2011 12:59

Questo è il primo articolo del tuo blog. È stato creato automaticamente per accompagnarti nei primi passi su OverBlog. Puoi modificarlo o eliminarlo attraverso la sezione "Pubblica" del tuo pannello di amministrazione.

Buona scrittura!

Il team OverBlog

PS: per collegarti al pannello di amministrazione, recati sul portale dei blog OverBlog

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