17-18 novembre 2011 - notte
Bene, eccomi dunque approdare a questa nuova avventura: condividere le mie scoperte, emozioni, sul fronte Rama - Ocelum.
Due righe di presentazione prima di passare alla pubblicazione degli articoli e del corposo materiale fotografico. Rama: una leggendaria città megalitica (part I)
Mi chiamo Andrea e ho passato il mio tempo migliore sulle montagne e i boschi del versante nord (Yang) della Valle di Susa – quello "baciato dal sole". Questo è un particolare importante subito da evidenziare: il microclima favorevole che ancora oggi "benedice" questo versante della Valle invogliò gli antichi costruttori a edificare dei veri e propri villaggi, in cui risiedere tutto l'anno – nonostante in alcuni punti l'altitudine degli insediamenti superi i 1000 metri!
Vi assicuro che ancora oggi, nelle giornate di sole d'inverno, è possibile passeggiare in quei luoghi in maniche corte.
Ma chissà perché mi son messo a parlare del clima... Boh, va a sapere: misteri del Grande Spirito – a cui sempre devo render conto. ;-)
Forse, semplicemente, per rispondere a una domanda che spesso mi viene rivolta: ma questi antichi abitanti, risiedevano in questi luoghi TUTTO L'ANNO? – domanda che spesso nel corso degli anni i miei amici "cittadini" facevano a me, venendomi a trovare a Rubiana, anzi, ben oltre Rubiana, in un luogo davvero isolato e sperduto: “Ma vivi qui TUTTO l'ANNO?”.
Certo a loro doveva sembrar impossibile poter stare in simili solitudini, gelide e sconfortanti (?) – nei lunghi giorni nebbiosi d'inverno.
Ma tant'è... Son cresciuto lunghi anni nei boschi e come si suol dire "si fa di necessità virtù". Invece di andar in strada a giocare a pallone, o a infilarmi in una rissa “iniziatico-giovanile”, cominciai fin da giovane le mie escursioni montane; e trovai anche i miei luoghi appartati, “sacri”, in cui ritirarmi dal mondo, e infine al tempo dell’università preparare gli esami (Filosofia, disciplina poi disconosciuta, almeno nella sua dimensione “razionalistico-occidentale”). Insomma, imparai ad amare e a farmi piacere quello che lo Spiritus loci mi offriva. Familiarizzai con Lui. Imparai a sentirne la voce silenziosa nello stormire delle foglie; mi lasciai guidare dalle ispirazioni che gli Elementi mi donavano. In poche parole, imparai a esplorare le montagne, i boschi, i sentieri, le colline, con spirito diverso, con occhio diverso. E fu così che scoprii le pietre.
Fin da giovanissimo.
Cominciai a osservare ogni affioramento litico; ogni masso era l’occasione per arrampicarmi, perlustrare, sentirne il respiro. E trovai antiche incisioni, coppelle, spesso croci celtiche: l’impronta dei miei antenati Galli, o Celti, che dir si voglia. In altra sede forse spiegherò meglio perché mi consideri diretto discendente di quelle antiche popolazioni alpine – ma non ora. Dico soltanto che quando parlo di Celti, o dei Galli, che provenivano da quella che oggi chiamiamo Francia, come si suol dire “mi vien la pelle d’oca”, o “mi si rizzano i peli sulle braccia”: in poche parole, sento pulsare fortissimo il mio sangue, il mio DNA celtico.
Dicevamo della Francia, da cui queste popolazione verosimilmente provenivano.
Ma che dire dello stile costruttivo con cui edificarono chilometri e chilometri di mura difensive? Lo stesso stile architettonico che ho trovato in Scozia, in Inghilterra, e poi in Bretagna. La stessa mano, la stessa perizia ingegneristica.
Dunque popolazioni ancora più “settentrionali” giunsero fin qui, a “svernare”, a costruire i loro avamposti più meridionali.
Ed ecco allora il senso dell’apparentemente superfluo blaterale iniziale sul clima: per quelle popolazioni, il microclima dei “miei” luoghi, i dolci declivi protetti, invisibili, nascosti, panoramici, dovettero sembrare un vero Paradiso in Terra, una terra “baciata dal sole” ideale per vivere, per erigere villaggi.
Detto così il lettore attento già si starà chiedendo: villaggi? Possibile che nessuno prima d’ora abbia scoperto “tracce di antichi villaggi celtici” nei monti della Bassa Val di Susa?
Ed eccoci dunque al dunque: la risposta è: Sì, è possibile.
È possibile che una grande mano invisibile, o Lo Spirito, o l’Astratto, come lo chiamiamo noi, abbia tutelato, preservato, protetto simili luoghi, abitati da centinaia se non migliaia di persone, per oltre duemila anni. (Ma è altresì possibile che l’occhio moderno sia diventato cieco a tal punto da cercare, e trovare, in quei luoghi, solamente funghi o castagne d’autunno, tutt’al più mirtilli a luglio – questa è una cosa che purtroppo va detta. L’occhio imbolsito dal “sistema” può camminarmi a un metro da un antico muro chiaramente – per me – celtico, e non accorgersi di nulla.
E quando porto qualcuno, qualche persona “di fiducia”, e mostro loro la fila di menhir, le mura, le nicchie nelle rocce, le incisioni rupestri, i dolmen, tutti strabussano gli occhi e mi fanno la stessa triste domanda: “Possibile che nessuno prima d’ora se ne sia accorto?”
Ed io ancor più triste e sconfortato dalla pochezza umana contempooranea rispondo: “Evidentemente sì. È possibile. Ma state pur certi che se tra un menhir e l’altro si nasconde un porcino, o una garitula, o addirittura un reale, quelli anche da 50 metri non se lo lasciano scappare!! Hanno un occhio predatorio di Falco, per quella roba lì”
E meno male, però, dopo tutto. Perché se lo stesso atteggiamento irrispettoso della natura, predatorio, tipicamente “occidentale moderno” avessero nei confronti dei “miei villaggi”… addio pietre, addio villaggi. Si porterebbero via tutto.
Per fortuna che ci pensa il Grande Spirito a tener loro gli occhi miopi.
Ma dicevamo prima: centinaia o migliaia di persone?
Sento già nell’etere affiorare il vostro comprensibile, incredulo scetticismo.
E anche qui la mia risposta è netta. Sì. Centinaia se non migliaia di persone, a giudicare dalla rete di centinaia di metri, ma dovrei dire chilometri, di mura difensive, a protezione dei singoli distaccamenti di villaggio – per ora, ho rinvenuto “nella foresta” tre grossi distaccamenti in tutto. E dubito che ce ne siano altri – ho battuto l’area in lungo e in largo, lo Spiritus lociormai mi dà del tu… Mi dice: Ah, eccoti nuovamente qua: ma non hai nient’altro di meglio da fare? Ed io: No. Per me il Paradiso in Terra è qui.
Ho scritto tutta questa introduzione tanto per rompere il ghiaccio e iniziare il Blog – vi assicuro che non pensavo “di fare il simpatico”, ma tant’è… quando scrivo “sotto ispirazione-dettatura” non so mai come e dove andrò a parare. Tutta questa tiritera, cari lettori, solo per dire una cosa: ho passato “i migliori anni della mia vita”, il miglior “tempo libero” di questa mia incarnazione, sulle tracce di due antiche civiltà perdute, che stanno poco alla volta, masso su masso, pietra su pietra, venendo fuori: la mitica, “antidiluviana”, città di Rama – la si immagini un po’ come “l’Atlantide della Val di Susa”, tanto per rendere l’idea ed evocare un altro mito altrettanto fantastico e stimolante – e la città celtica di Ocelum, di cui parla Cesare nel suo De Bello Gallico. Cesare e Ocelum
Di Rama si sa poco o nulla, ma vi posso garantire che esiste; ed esistono le tracce, vi sono ancora dei siti megalitici che parlano inequivocabilmente di lei – e il lettore particolarmente incuriosito vada subito sul Blog del mio amico druido Marcus, che sta portando avanti le stesse mie ricerche, scoperte, avventure sul fronte opposto (Yin) della Valle.
Di Ocelum per ora vi dico soltanto questo: se guardate questa cartina del I secolo a.C., scoprirete – e vi entusiasmerete come me nel constatare – che nell’“Italia del Nord Ovest” c’erano le città che poi son diventate Torino, Piacenza, Genova, Milano… Tutte, senza distinzione, si son trasformate in una città attuale, “moderna”. Tutte? Guardate bene.
Buonanotte anime antiche
Andruid