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18 febbraio 2012 6 18 /02 /febbraio /2012 11:39

sacra-neve

 

Come promesso nel precedente articolo, Esplorazioni a Ocelum col mio amico Mauro (part I) pubblico ora alcuni brani di Mauro tratti dall'articolo pubblicato insieme su una nota rivista di archeologia misteriosa un paio d'anni fa. Il titolo era...

 

Il “ponte sacro” di San Michele
Due luoghi magici all’ingresso della Val di Susa

 

I due luoghi "magici" in questione sono Celle, di cui parlo spesso e diffusamente, Il Becco dell'Aquila Ocelum in una carta dell'Ottocento Cesare e Ocelum e la Sacra di San Michele. Ci eravamo divisi i compiti: Mauro dava qualche suggestione sulla Sacra, luogo assai "famoso" qui in Valle, ma non necessariamente conosciuto dal pubblico nazionale.

 

Il monte Pirchiriano e la Sacra di San Michele

La Sacra di san Michele è posta in uno dei luoghi indubbiamente più suggestivi dell’arco alpino, talmente potente dal punto di vista emozionale che, prima ancora che i monaci cristiani, aveva già colpito gli antichi abitanti della valle di Susa e delle pianure circostanti.

Alcuni storici ipotizzano che sul Monte Pirchiriano esistesse in epoca romana un presidio militare (castrum) che controllava la strada verso le Gallie, Una giornata particolare (part III) La Via delle Gallie: immagini video come parrebbero testimoniare i reperti di lapidi e frammenti romani rinvenuti in loco, ma prima ancora l’intero Monte Pirchiriano era abitato, o almeno frequentato, da popolazioni ben più antiche che hanno lasciato traccia di sé in vari reperti ora disseminati nel territorio circostante. Di notevole fascino è un centro cultuale costituito da una fila di 12 menhir disposti lungo l’asse est-ovest che paiono formare una chiara triangolazione con un menhir solitario posto a nord, rispetto ai primi, ad una distanza di una trentina di metri.

Il tutto si trova in una radura a tratti pianeggiante nella quale la presenza preziosa dell’acqua è ben visibile ancora oggi (un’improvvisa sorgente d’acqua “sacra” sgorga rigogliosa dalla montagna, a pochi metri dalla fila dei menhir): l’insieme non manca di suscitare un notevole fascino (non dimentichiamo inoltre che esattamente dall’altra parte della Valle troviamo lo stesso antico simbolismo megalitico e la presenza di Fonti sacre, come abbiamo visto).

 

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Ma l’intero territorio, la costruzione sacrense e la sua localizzazione sono portatori di simili sensazioni.

L’insediamento romano doveva avere una cappella castrense (fanum) ad uso delle truppe di fede cristiana. Come sempre si verificava in questi casi, la cappella veniva edificata fuori dal castrum che, nel caso della Sacra, doveva trovarsi sulla parte nord, quella che domina le Chiuse sottostanti e che attualmente ospita le rovine del Monastero Nuovo.

Successivamente anche i Longobardi installarono un presidio che fungesse da baluardo contro le invasioni dei Franchi e forse proprio ai Longobardi si deve la realizzazione del sacello a nord, il più antico tra quelli presenti nella cripta alla quale si accede dal pavimento della chiesa.

L’edificazione della Sacra

Com’è ovvio pensare, non è facile individuare con certezza il momento preciso in cui ebbe a sorgere la Sacra di San Michele: le fasi iniziali della sua nascita sono oscure, incerte, avvolte in un’alternanza di storia e racconti leggendari.

Lo storico più antico che ce ne parla fu un monaco benedettino, Guglielmo, vissuto proprio in quel cenobio e che, intorno alla fine del secolo XI, scrisse il Chronicon Coenobii Sancti Michaelis de Clusa. In questo scritto la data di fondazione della Sacra è indicata nel 966, ma lo stesso monaco, in un altro passo della sua opera, ci dice che la costruzione iniziò sotto il pontificato di Silvestro II (999-1003). Per quanto concerne la fondazione, alcuni studiosi sono orientati a identificare negli anni 999-1002 il periodo in cui si avviò la realizzazione di questa Abbazia, mentre per altri la data di nascita dovrebbe essere anticipata agli anni 983-987. In sostanza quindi l’origine vera e propria della costruzione risale al tempo in cui visse Giovanni Vincenzo tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo. […]

Allora superiamo il Sepolcro dei Monaci, la Porta di Ferro, il portale d’ingresso e ci incamminiamo lungo lo Scalone dei morti: una scala in pietra, ripida, che risale lungo le rocce che costituiscono la cima del monte e che sono state meravigliosamente inglobate nella struttura dalla quale però fanno capolino. Nel pavimento della chiesa, alla base di una delle colonne monumentali che la sorreggono, spunta in modo inatteso la cima del monte che la ospita! Una chiesa dunque che è stata costruita non “su” un monte, ma “attorno” alla sua cima rocciosa!

L’ascesa lungo lo scalone dei morti (chiamato così perché fino ad alcuni decenni fa conteneva ancora gli scheletri dei monaci sepolti lungo le sue pareti) costituisce una sorta di percorso iniziatico che porta dalle tenebre alla luce.

Questa è infatti l’impressione chiara che avverte colui che lo percorre: una salita liberatoria dal buio della materia alla luce dello spirito.

Nella sua parte alta, infatti (quella che dà accesso all’ultima rampa di scale), si trova il Portale dello Zodiaco, un vero concentrato di simbologia medievale.

porta-zodiaco.jpg

Dal basso dello scalone si presenta come un punto di luce abbagliante, una meta cui tendere, una promessa, un obiettivo atteso che, una volta raggiunto, dispiega tutta la sua meraviglia fatta di tecnica pregevole e di contenuti che destano meraviglia.

Nel suo insieme quest’opera è un esempio di arte romanica, realizzata da maestranze ben addestrate che lavorarono, tra il 1120 e il 1130, agli ordini del maestro Nicolao che vi ha realizzato personalmente alcuni degli elementi e vi ha lasciato la firma.

L’opera si inserisce nella simbologia del percorso ascensionale che, dall’oscurità del peccato, conduce alla illuminazione divina: dal buio dello Scalone dei morti si giunge alla luce dell’ultimo tratto che introduce al tempio vero e proprio. Un percorso dalla morte alla vita che vede rappresentati nei capitelli delle colonnine i peccati come la lussuria, la violenza e la menzogna… ma anche la vittoria sulla morte e la resurrezione.

La struttura è formata da due ordini di archi a tutto sesto realizzati in pietra ferrigna.

Sullo stipite destro, sul lato rivolto allo Scalone dei morti, si possono vedere i 12 segni dello Zodiaco (da cui il nome) chiusi in cerchi formati da rami intrecciati.

Tra i segni zodiacali osserviamo in particolare quelli dello scorpione e della bilancia che sono racchiusi nello stesso cerchio e il segno del Cancro: in quest’ultimo si può facilmente cogliere la raffigurazione di un vescovo con la testa rovesciata.

Forse questa immagine irriverente è un’ennesima testimonianza della conflittualità che ha spesso caratterizzato i rapporti tra la Sacra e la sede vescovile di Torino […]


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La faccia interna dello stipite contiene decorazioni floreali, animali e immagini ricche di quella simbologia che era propria della spiritualità medievale. Sullo stipite di sinistra, sul lato verso lo Scalone dei morti, sono rappresentate 16 costellazioni affiancate dai nomi. Alla loro sinistra si legge la scritta Hoc opus ortatur sepius ut aspiciatur, che significa «quest’opera esorta ad osservarla ripetutamente». Indubbiamente un invito.

Sulla faccia centrale si vedono altre decorazioni di vario genere realizzate veramente con grande perizia, senza alcun dubbio contenenti preziosissime informazioni simboliche comprensibili solamente da veri iniziati, possessori delle chiavi per “aprire” il mistero artistico-simbolico. A destra e a sinistra si leggono infatti due versi (uno dei quali mancante di una parte): Hoc opus intendat quisquis bonus expendat / Flores cum beluis comixtos cernitis, che significano «comprenda quest’opera chiunque, capace, ne misuri il valore, vedete fiori frammisti ad animali». Ecco dunque un altro messaggio ermetico e un invito rivolto a chi ha capacità di comprendere il significato di un’opera che va ben oltre. Un messaggio posto al vertice di una salita che dal buio porta alla luce.

Numerose sono le interpretazioni avanzate e volutamente non le riportiamo, perché ciò che conta in un viaggio come questo è il fatto che ciascun pellegrino interpreterà e vivrà questo invito a modo suo, aprendo il cuore e lasciandosi ispirare dalla magia del Momento.

 

[to be continued…]

Metto infine un video che ho trovato su You tube, con belle immagini della Sacra e la classica musica evocativa!

 


 

super P.S. Alla base del monte della Sacra, tra la Chiusa di San Michele, Sant'Ambrogio ecc., nelle foreste e nei pendii rocciosi del versante "Yin" della Valle, il mio amico druido Marius, che fa ricerche simili alle mie, ma appunto dall'altro lato della Valle (io da quella parte non mi avventuro! e infatti anche con Mauro, l'articolo sulla Sacra… l'aveva fatto lui ;-) ... Marius dicevo sta scoprendo e pubblicando queste cose interessantissime!!...

Ecco il suo Blog!

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